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In seguito al diffondersi della pandemia di Covid-19 si è acceso un vivace dibattito sull’utilizzo della mascherina. Ascoltando tante voci diverse, molte delle quali assai autorevoli, è normale essere confusi. In generale, quando si sta con altre persone, per cautela e rispetto, è consigliabile indossare una mascherina anche se non si hanno sintomi respiratori.
Ricordiamo sempre, però, che l’utilizzo della mascherina non associato alle altre norme di prevenzione perde di efficacia. Per questo, la cosa sicuramente più importante è porre grande attenzione nel rispettare le distanze di sicurezza e nel lavare correttamente le mani e molto frequentemente. Ad ogni modo, le mascherine devono essere sempre utilizzate da chi presenta sintomi di infezione respiratoria quali tosse, raffreddore o febbre per evitare di contagiare le persone che si hanno intorno. Ancora più importante, però, in presenza di sintomi, è non uscire assolutamente di casa ed evitare di stare vicini ad altre persone.
È importante ricordare che – se le discussioni sull’efficacia delle mascherine presuppongono spesso che lo scopo di indossarle sia proteggere chi le porta – in realtà le cosiddette “mascherine chirurgiche” non sono abbastanza efficaci da riuscire a bloccare il virus in entrata.
Non tutte le mascherine , infatti, proteggono allo stesso modo. Vediamo le differenze.
- Le mascherine di tipo chirurgico proteggono gli altri dalle secrezioni di chi le indossa e non viceversa. Si tratta di quelle mascherine rettangolari fatte di tre strati di tessuto-non-tessuto plissettato che si indossano sul volto grazie a un elastico. Devono soddisfare alcuni requisiti tecnici stabiliti per legge e passare alcuni test specifici che verificano se la mascherina blocca le goccioline contaminate. Le mascherine chirurgiche indossate da una persona infetta sembrerebbero avere una efficacia nel proteggere le persone che la circondano. Se una persona è contagiata e tossisce in direzione di qualcuno a circa 40 cm di distanza, indossare una mascherina ridurrebbe di 36 volte la quantità di virus trasmessa. Certo, non è sufficiente per evitare il contagio, ma riducendo la carica virale il rischio di rimanerne colpiti si riduce [1]. Lo conferma anche uno studio uscito sul New Scientist, che precisa comunque che “indossare una mascherina può aiutare, ma non garantisce una protezione totale” [2]. Anche se può sembrare una precisazione superflua, non è utile indossare più mascherine sovrapposte.
- Le maschere filtranti (FFP), invece, sono realizzate in modo da bloccare il passaggio di particelle di dimensioni estremamente piccole, impedendo a chi le porta di inalarle. Al contrario delle mascherine chirurgiche, infatti, proteggono chi le indossa da agenti esterni pericolosi, virus e non solo. L’efficacia filtrante viene indicata con sigle FF da P1 a P3 a seconda della capacità crescente di protezione. Medici e operatori sanitari che ogni giorno vengono in contatto con persone positive al virus SARS-CoV-2 hanno bisogno dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), che comprendono le mascherine dotate di filtri (FFP) e, nel corso di procedure che li espongono ad un rischio maggiore di contagio, occhiali protettivi o altri schermi di protezione per il volto. In ambito sanitario vengono usate le FFP2 e 3, che hanno un’efficacia filtrante rispettivamente del 94% e del 99% e sono le più indicate per bloccare i virus. La capacità filtrante della mascherina non è però infinita: dopo qualche ora di utilizzo il tessuto perde di efficacia, anche se la capacità filtrante non si annulla del tutto.
Per far sì che la mascherina funzioni, inoltre, è importante sapere come indossarla nel modo corretto, come comportarsi quando la si ha indosso e come smaltirla, per evitare che sia inefficace o che possa essere addirittura dannosa. A questo proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato una lista indicando i giusti comportamenti da seguire [3].
- Prima di indossare una mascherina, lavati le mani con un disinfettante, un detergente a base di alcool o con acqua e sapone.
- Copri la bocca e il naso con la mascherina e assicurati che non vi siano spazi tra il viso e la mascherina. È importante che aderisca su tutta la superficie.
- Evita di toccare la mascherina mentre la utilizzi. Se lo fai, lavati nuovamente le mani.
- Sostituisci la mascherina con una nuova non appena è umida – per uno starnuto o per essere entrata in contatto con la saliva – e non riutilizzare le mascherine monouso.
- Quando vuoi rimuovere la mascherina fallo da dietro, senza toccare la parte anteriore della mascherina. Poi gettala immediatamente in un contenitore chiuso.
- Lavati di nuovo le mani dopo aver gettato la mascherina.
Alcuni centri propongono dei test diagnostici che si basano, invece, sull’identificazione di anticorpi contro il virus SARS-CoV-2 presenti nel sangue, i cosiddetti test sierologici, per indicare se il paziente ne è – o ne è stato – colpito. Questi test possono essere eseguiti con una puntura sul polpastrello (prelievo capillare), con esito rapido, o con un prelievo in vena. Dobbiamo, però, tenere presente che il coronavirus responsabile della Covid-19 fa parte di una famiglia di virus che sono responsabili di diverse sindromi respiratorie – fortunatamente quasi sempre di lieve entità – che si verificano molto spesso e ogni anno nella popolazione: questi test sierologici potrebbero rilevare anticorpi generati in precedenza contro altri virus della stessa famiglia, causando i cosiddetti falsi positivi. Al contrario, un risultato negativo, ovvero assenza di anticorpi nel sangue, non esclude del tutto che la persona abbia un’infezione in atto in fase precoce e, dunque, la possibilità che sia contagiosa. Dunque, ad oggi questi test non certificano in alcun caso lo stato di malattia/contagiosità o guarigione dell’individuo che ha effettuato il test.
A riguardo il Comitato Tecnico Scientifico sottolinea come i test sierologici non possano in alcun modo sostituire il test effettuato attraverso i tamponi nasofaringei secondo i protocolli indicati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Se acquistato, è inoltre importante sapere che un test sierologico da sangue capillare non dovrebbe costare, normalmente, oltre 16 euro; analogamente il costo di un test sierologico con un prelievo in vena non dovrebbe superare 16 euro, se effettuato in ambulatorio, 27 euro se effettuato con prelievo a domicilio. La comunità scientifica internazionale è comunque al lavoro per realizzare dei test rapidi che permettano di calcolare il numero di persone verosimilmente entrate in contatto con il virus, possibilmente su fasce più ampie della popolazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta attualmente valutando circa 200 nuovi test rapidi e i risultati di questa valutazione saranno noti nelle prossime settimane.
Si stima che gli animali da compagnia siano presenti nel 52% delle case degli italiani. Per questo è legittimo che molte persone si stiano domandando: posso prendermi la Covid-19 dal mio animale da compagnia? O posso trasmettergliela se dovessi ammalarmi?
Attualmente non ci sono prove che gli animali domestici possano trasmettere la malattia all’uomo e svolgere un ruolo nella diffusione di Covid-19, che si diffonde principalmente attraverso le goccioline prodotte quando una persona infetta tossisce, starnutisce o parla. Non vi è pertanto alcuna giustificazione nell’adottare misure contro gli animali da compagnia che possano comprometterne il benessere. È doveroso ricordare che abbandonare un animale non è solo un gesto ignobile e deprecabile, ma è anche un reato sanzionato dal codice penale (art. 727 c.p.). Gli animali da compagnia, possono essere potenzialmente esposti al virus SARS-CoV-2 in ambito domestico e contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette, analogamente a quanto si verifica per le persone conviventi. Per ora i contagi sono molto pochi: in data 19 aprile, a fronte di oltre 2,3 milioni di casi di Covid-19 riportati nell’uomo in tutto il mondo sono stati segnalati solo quattro animali con diagnosi certa per SARS-CoV-2 avvenuta naturalmente. Si tratta di due cani e un gatto ad Hong Kong, in forma asintomatica, e di un gatto in Belgio, che ha sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica. In tutti i casi, all’origine dell’infezione negli animali vi sarebbe la malattia dei loro proprietari, tutti affetti da Covid-19.
Da studi sperimentali effettuati in laboratorio su alcune specie domestiche risulterebbe confermata la suscettibilità del gatto, del furetto e, in misura minore, del cane all’infezione da SARS-CoV-2. Per gli altri animali da compagnia, invece, non sono ancora disponibili evidenze.
Pertanto per garantire il benessere e la salute degli animali, nei nuclei con persone con sospetta o confermata positività alla malattia, occorre adottare una serie di misure igieniche di base come indicato dal Ministero della Salute:
- Lavarsi le mani prima e dopo essere stato in giro o aver accarezzato gli animali.
- Lavarsi le mani dopo aver maneggiato il loro cibo o le loro provviste.
- Evitare di baciare, di essere leccato dagli animali o di condividere il cibo.
- Al ritorno dalla passeggiata, pulirgli sempre le zampe evitando prodotti aggressivi e a base alcolica poiché possono indurre fenomeni irritativi.
Le persone infette da SARS-CoV-2 dovrebbero preferibilmente evitare il contatto ravvicinato con i loro animali domestici, in primo luogo indossando una mascherina e, ove possibile, delegandone la cura ad altra persona. In caso di sospetto o conferma diagnostica di Covid-19, se nel nucleo abitativo sono presenti animali domestici è necessario segnalarlo ai servizi veterinari della ASL. In questo modo, al momento del primo tampone effettuato sul paziente, nella scheda epidemiologica sarà compreso anche il censimento degli animali da compagnia e da remoto sarà monitorato anche il loro stato di salute.
Non dimentichiamo che adulti e bambini possono trarre benefici dalla presenza in casa di un animale domestico, soprattutto in questo momento di disagio e difficoltà. Il contatto con un animale, infatti, accresce la disponibilità relazionale e comunicativa, contribuendo, attraverso la cura e le attenzioni verso l’animale, a sviluppare un impatto positivo sull’umore, riducendo la solitudine, gli stati d’ansia e la depressione.
Alcune persone si infettano ma non sviluppano alcun sintomo. La maggior parte delle persone (circa l’80%) guarisce dalla malattia senza bisogno di cure particolari. Circa una persona su sei tra quelle che vengono contagiate si ammala gravemente e sviluppa difficoltà respiratorie. Le persone anziane e quelle con problemi medici preesistenti come ipertensione, disturbi cardiaci o diabete hanno maggiori probabilità che la Covid-19 evolva in modo grave.
Se sei preoccupato e hai sintomi tra quelli segnalati più avanti, chiama il medico di medicina generale o il numero verde regionale e chiedi consiglio. Sarà il medico a darti indicazioni. Non andare al pronto soccorso. È importante considerare che sintomi come la tosse, la febbre, il mal di gola o la congestione nasale sono abituali e non devono generare allarme.
Va considerato, comunque, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i sintomi più frequenti della Covid-19 sono tre:
- Febbre
- Stanchezza
- Tosse secca accompagnata da segni di difficoltà respiratoria.
Le persone con questi sintomi devono consultare un medico.
Talvolta si possono presentare anche dolore, congestione nasale, naso che cola, mal di gola o diarrea. Questi sintomi sono generalmente lievi e iniziano gradualmente.
È utile che chi avverte sintomi respiratori misuri l’ossigenazione del sangue con il pulsossimetro. È un piccolo apparecchio con la forma di pinzetta che si applica a un dito, collegata a una specie di scatoletta sulla quale viene visualizzato il risultato della misurazione. Può essere impiegato con facilità anche a casa.
Per consultare il tuo medico, la Regione Lazio – in collaborazione con i medici di medicina generale – ha messo a punto una nuova app, mediante una evoluzione del sistema di tele consulto ADVICE per i Pronto soccorso regionali, chiamata Lazio Doctor per COVID che permette un’autovalutazione dei propri sintomi ed esposizioni recenti ed un controllo da parte del proprio medico di fiducia in caso di sospetto Covid-19. Tale strumento è inoltre a disposizione, in abbinamento con un kit di telemonitoraggio, per i pazienti in isolamento domiciliare per un controllo quotidiano dei propri sintomi e parametri di salute da parte del medico di fiducia. Il medico potrà accedere online stabilendo così un contatto diretto con il paziente, attraverso la app, per una telesorveglianza sanitaria in totale sicurezza.
Le funzioni previste dalla app sono queste:
- Autovalutazione (questionario di autovalutazione iniziale su esposizioni recenti e primi sintomi che possono far sospettare la Covid-19),
- Contatta il tuo medico (per rivolgersi al medico di medicina generale via chat),
- Rileva i tuoi parametri (temperatura corporea, pressione arteriosa, frequenza cardiaca, peso, saturazione e frequenza respiratoria ),
- Contatta il servizio 800 118 800 (numero verde messo a disposizione dalla Regione Lazio per informazioni sulla Covid-19).
Le informazioni inserite sulla app sono visibili in tempo reale dai medici di medicina generale sul sistema Lazioadvice.
Per bambini e adolescenti, il servizio è svolto dal pediatra e dal medico di fiducia mediante contatto telefonico.
Termometro e pulsossimetro sono due strumenti da tenere a casa, per monitorare i sintomi e comunicare i parametri al medico attraverso la APP.
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